Stratone

“Il pendente non serve a niente,
la squallida vecchiaia mi invade”
Questo simpatico stralcio è estratto da un epigramma di Stratone di Sardi, poeta greco vissuto nel II° secolo d.C., facente parte dell’Antologia Palatina.

Questa è una raccolta di epigrammi, attribuiti a circa una cinquantina di poeti, compilata attorno alla metà del X° secolo d.C. a Bisanzio (ovvero l’attuale Istanbul).

L’antologia si compone di ben 3700 diversi epigrammi, suddivisi in 15 libri. L’opera fu rinvenuta nel 1607 nella Biblioteca palatina di Heidelberg, da cui il nome, dall’umanista francese Claude Saumaise.

Il poeta Stratone aveva a sua volta messo insieme una raccolta di epigrammi, “La Musa dei ragazzi”, trattanti il tema dell’amore omosessuale. Nei suoi componimenti oscilla tra uno stile aulico e ricco di dotti richiami a uno decisamente più volgare e scurrile.

Ovviamente il nostro estratto proviene da questo secondo filone, e lasciamo in fondo l’epigramma completo, in cui l’autore si lamenta dell’impietoso incedere della vecchiaia e di come non abbia più le energie per fare l’amore!

“Già i miei capelli sono bianchi sopra le tempie,
in mezzo alle cosce il favo mi penzola inerte.
Il pendente non serve a niente.
La squallida vecchiaia mi invade.
Ahimè! So come fare l'amore,
ma non ne sono più capace”
- Quando:II° secolo d.C.
- Chi:Stratone
- Opera:Antologia Palatina, XII - 240

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